Mappare i dati usati dalle IA: perché è fondamentale e come possiamo farlo

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha raggiunto una diffusione capillare: dalla medicina all’educazione, dalla pubblicità alla giustizia predittiva. Ma raramente ci fermiamo a riflettere su una questione essenziale: quali dati vengono utilizzati per addestrare questi modelli?

Le IA assorbono enormi quantità di informazioni, spesso provenienti dal web: articoli, forum, social network, archivi, ma anche contenuti ironici, satirici o completamente falsi. Non sempre è chiaro cosa venga incluso nei dataset e secondo quali criteri.

Questa opacità può avere conseguenze significative:

I modelli potrebbero interiorizzare disinformazione o bias inconsapevoli.

Si rischia un “riciclo” tra IA, dove i contenuti artificiali vengono riutilizzati come se fossero reali.

È teoricamente possibile contaminare i dati con contenuti volutamente fuorvianti (data poisoning).

Perché serve mappare i dati:

Per garantire trasparenza su come i modelli vengono costruiti.

Per prevenire bias sistemici e promuovere l’equità.

Per permettere audit indipendenti e confronti tra modelli.

Per evitare duplicazioni e migliorare l’efficienza della ricerca.

Una proposta di approccio in cinque fasi:

Creare un inventario globale dei dataset pubblici e noti.

Raccogliere e catalogare dataset open source con metadati standardizzati.

Promuovere la trasparenza da parte di aziende e istituzioni.

Definire criteri minimi condivisi per la documentazione dei dataset.

Costruire una piattaforma centralizzata, aperta e aggiornabile.

Standard minimi consigliati per ogni dataset:

Origine (pubblica, privata, sintetica)

Tipologia dei contenuti e sensibilità

Volume e frequenza di aggiornamento

Tipologie di filtraggio applicato

Licenze e tracciabilità

Conclusione:
I dati non sono un dettaglio tecnico, ma il cuore della conoscenza delle IA. Senza trasparenza e controllo su cosa alimenta questi modelli, non possiamo garantire sistemi affidabili, etici e democratici.

Domande per la discussione:

È realistico costruire una mappa globale dei dati usati dalle IA?

Come si possono incentivare aziende e istituzioni a condividere informazioni sui loro dataset?


Che tipo di standard o regolamenti sarebbero auspicabili?

Se ti occupi di ricerca, informatica, open data, filosofia o giornalismo e vuoi contribuire, scrivimi: potremmo costruire insieme una proposta condivisa.

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La vedo poco percorribile proprio partendo dal punto dell’origine dei dati, le aziende, potranno mai fornire dataset, validi, che e’ il loro pane? Ricordo che Federico Faggin nel suo libro raccontava che nei processori metteva a posta piste, o come si chiamano, forvianti appositamente per sviare/rallentare lo sviluppo da parte dei concorrenti.
Comunque rimane un’iniziativa molto lodevole !!

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Au contraire, mon ami.Uomini illuminati e lungimiranti, come i CEO di queste grandi società, che sanno cogliere il potenziale promozionale del marketing nell’attribuirsi un marchio di qualità, di origine certificata e controllata. È come dire: “Usa il nostro modello, garantito e certificato, e diffida da chi non è conforme.” In fondo, là fuori c’è una vera e propria guerra anche in questo ambito, e questo rappresenta un altro modo per creare un embargo nei confronti della concorrenza.

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